AMMAINA BANDIERA. Gli americani ammainano la bandiera e le loro truppe lasciano l’Irak. Quando la guerra era solo una minaccia incombente ero a Baghdad. Guardavo le persone, i loro volti e non potevo non pensare che quelli che stavano vivendo erano gli ultimi scampoli di una vita normale. Allora pensai di disegnarne qualcuno, piccoli ritratti casuali presi per strada, per fissare sulla carta le facce, i nomi, di chi non conta, di vite che non avevano difesa. Riproponiamo oggi quei ritratti con una domanda: che ne è stato di Raad, Saàdieh, Yusef…e di Khawla, la principessa di Baghdad? (continua sotto)
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Roma, 15 marzo 2003
Principessa, forse non lo sai ma tante bambine di dodici anni come te si sentono principesse, sì certo anche qui a Roma da dove ti scrivo o a New York o a Tokyo e a Parigi. Le favole non hanno luogo né tempo, se non quello dell’infanzia.
Tu però Khawla, con la tua corona di plastica, sei principessa a Baghdad e Baghdad è una città importante nella mappa fantastica delle favole anche se esiste per davvero. Tutti i bambini del mondo sanno che a Baghdad i tappeti volano e nelle lampade vivono geni buoni che esaudiscono desideri.
Allora Khawla tu sei una principessa speciale, fortunata, perché vivi davvero nella città delle favole, dove la tua corona di plastica può brillare più dell’oro, il tuo vestitino con i fiorellini di paillettes è davvero uno sfolgorante manto principesco, anche se è un po’ sdrucito e ti va grande lasciando intravedere la maglia di lana ruvida che porti sotto. Hai ragione Khwa ad avere quello sguardo orgoglioso e divertito che mi hai regalato, ad allontanarti poi ridendo con la tua amica-ancella complice di una emozione scaturita fresca della tua curiosità coraggiosa di bambina principessa.
Perché il mondo ti gira intorno ed è uno scrigno pieno di splendidi tesori che sono già tuoi perché il tuo futuro è oggi, come per tutti i bambini. Non ci pensare Khawla al fatto che io che ti scrivo sia un adulto, che io sappia che Baghdad non si trova solo nelle mappe delle favole ma anche nelle carte geografiche dei piloti degli aerei da bombardamento, che quel signore con i baffi ritratto a ogni angolo di strada non crede che tu sia una principessa e non gli importa che tu sia una bambina, che il tuo futuro è sì oggi, come per tutti i bambini, ma per te è oggi anche perché potrebbe finire domani o tra una settimana, forse due, lo decideranno il caso e dei signori lontani di cui non conosci la faccia, ma che proprio come quello con i baffi, non credono alle principesse né ai bambini. Nemmeno io sai Khawla credevo nelle principesse delle città di favola, finché non ti ho incontrata a Baghdad con la tua corona di plastica e ora vorrei giurarti che invece ci credo che sei una principessa e farti l’inchino come si deve ma non posso perché lo farei solo per pietà e non ne ho il coraggio.
Non avrei neppure il coraggio di scriverti, se non fossi sicuro che non leggerai ma questa lettera, spero soltanto perché scritta in una lingua diversa dalla tua. No, non ho coraggio, mi resta solo la forza della vergogna.
Vauro
IL MALE di Vauro e Vincino n.12, 5 gennaio 2012
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